14 Jun MUSIC and SPORT
MUSICA E SPORT: FILOSOFIE PER LA RICERCA DELL’EQUILIBRIO INTERIORE.
Competitività? Voglia di primeggiare? Saper canalizzare le energie verso il raggiungimento di uno scopo? Poter trasmettere un messaggio che vada al di là del “tangibile”?
Il nostro percorso come musicisti e sportivi ha delle radici che risalgono al 2006-2007. Due discipline che abbiamo portato avanti parallelamente senza mai sottrarci né dall’una né dall’altra. Due filosofie di vita molto diverse, ma così simili tra loro. Insomma, come siamo noi due!
Costanza, dedizione, senso del dovere, organizzazione, ricerca, fluidità degli schemi, programmazione…sono tutte caratteristiche in comune tra queste due discipline che è impossibile non soffermarsi a valutare se si tratta effettivamente del valore aggiunto e distintivo nel nostro approccio non solo all’arte e allo sport, ma in senso più ampio, alla vita.
Fin dal primo giorno, una volta entrati nel campo di atletica leggera o superata la soglia di ingresso della scuola di musica, il mantra è sempre stato lo stesso: “divertitevi in quel che fate, fatelo perché vi piace, non perché dovete sentirvi obbligati”. Spesso nella nostra veste di insegnanti – e, nel caso di Luciano, anche di allenatore – ci troviamo di fronte a ragazzi per cui la musica o l’atletica sono solo una delle tante attività pomeridiane, che non riescono ancora a comprendere che per raggiungere certi risultati non basta avere talento o prestanza fisica, ma che occorre anche spirito di sacrificio.
Sarebbe troppo facile parlare di quello che la Musica e lo Sport rappresentano all’interno della nostra quotidianità, del nostro stile di vita e del carattere individuale, senza tener conto della mentalità e dell’educazione che i nostri genitori ci hanno trasmesso: non vi è percorso alcuno che porta al successo senza il sostegno di una famiglia. Sostegno che, oltre ad essere economico, è sicuramente anche di tempo, volontà di capire le strade più adatte, ricerca continua del più adeguato rapporto umano con i “tutor”, standard qualitativo di insegnanti e allenatori. Ci viene sempre detto “non tutti sono come voi due” … ma forse sarebbe più adatto dire “non tutte le famiglie sono come la vostra”. Il tutto può avere dei pro e dei contro, ma sicuramente nel nostro caso, i risultati ottenuti sono passati da un lavoro di squadra non indifferente.
I nostri genitori non sono musicisti: nostro padre è innamorato dello sport e nostra madre si è fatta trascinare, diventando col tempo la nostra prima tifosa nei campi di atletica. A questo si è unita sempre un’unica linea di pensiero: “volete fare atletica? Bene. Volete fare Musica? Ancora meglio. Ma ricordarsi sempre: meglio una cosa fatta bene che troppe fatte in modo mediocre”.
Questa filosofia di vita ha sempre fatto sì che il sacrificio dietro le ore di studio o di allenamento (nel caso di Luciano, si è arrivati a periodi con 6 ore di campo al giorno per tenere gli standard di atleta nazionale e 8/10 ore di studio al giorno per la crescita e continua evoluzione di pianista) fosse vissuto sempre come la parte “divertente” e “unica”. Ovviamente non sono mancati i momenti in cui gli amici, che uscivano la sera o che andavano in vacanza qualche giorno, venivano visti come coloro che avevano la possibilità di “godersi” le proprie giornate. Ma forti del “quando sarete più grandi, capirete la vostra fortuna”, abbiamo sempre lavorato verso il raggiungimento del massimo risultato in tutto quello che ci piaceva fare, ben consci che l’unica strada è la consapevolezza del divertimento legato al sacrificio.

L’Atletica e la Musica, su questo, vanno assolutamente di pari passo: non esiste atleta professionista che non sappia accettare che il suo stile di vita preveda sacrificio a livello sia fisico che relazionale così come non esiste musicista professionista che non sappia che le sue ore di studio chiuso in una stanza possano portare all’alienazione rispetto al resto del mondo. Così come un musicista si trova ad affrontare lunghi periodi lontani da casa per concerti all’estero, concorsi internazionali, masterclass di perfezionamento in giro per l’Europa e il mondo, dal canto suo l’atleta avrà i periodi di competizioni internazionali, raduni all’estero.
Ovviamente, senza cadere nell’eccesso, entrambe le attività hanno fatto sì che ci rendessimo conto di quanto sia fondamentale essere circondati dalle persone “giuste”: essere per 3 mesi all’estero per concerti e masterclass oppure per gare e raduni può portare a momenti di sconforto e solitudine – anche se il nostro vantaggio è stato essere, fin da piccoli, sempre insieme. La forza di volontà, la positività e la tranquillità interiore si fortificano sempre di più sapendo che, anche se a 1.000km da casa, la famiglia, le “morose”, gli amici sono sempre pronti a fare il tifo per noi e a sostenerci anche con un messaggio, una reazione social … perché sono i primi ad essere fieri del nostro percorso e siamo poi noi stessi orgogliosi di poter portare dentro di noi sul palco questo immenso supporto e sostegno.
Ma come sempre ci piace dire: “non esiste essere professionisti nel lavoro, se come primo passo non si prova ad essere professionisti nella vita”. Perché sì, generalmente si tendono a definire due fasi, un prima e un dopo laurea o un prima e dopo professionismo sportivo, ma in realtà si può essere musicisti professionisti se ci si approccia come tali allo studio, alla ricerca, all’innovazione, alla fluidità degli schemi, all’organizzazione e non si diventa atleti professionisti se, durante il cosiddetto periodo dilettantistico, non ci si approccia all’attività sportiva come i grandi esempi di Campioni quali potrebbero essere Usain Bolt e Marcell Jacobs tra i tanti.